Martina si sistema meglio sul sedile della metro. Mancano ancora tre fermate alla sua e questo le permette di andare avanti con la sua lettura preferita: i carmi di Catullo. Ora sta leggendo la sua prediletta. “Dammi mille baci, quindi cento. Poi altri mille.” Quella che il poeta latino dedicò a Lesbia, il suo amore.
L’amore. Quello che manca nella sua vita. Si, è vero. C’è l’amore della sua famiglia, dei suoi amici e della sua gatta Belinda. C’è quello per il suo lavoro: la commessa in una libreria, anche se purtroppo sta chiudendo. Ma quello che più le manca è l’amore verso un uomo che la completi e con cui condividere tutto: dai piccoli momenti della vita quotidiana alle passeggiate lungo le vie della sua Torino. Magari scambiandosi un bacio nella grande Piazza Castello, sotto un cielo stellato.
Invece non ha mai trovato la persona giusta. Un po’ perché la laurea e il dottorato di ricerca le hanno portato via tempo e un po’ perché ormai alla sua età, trentacinque anni, è difficile trovare un bravo ragazzo, ma soprattutto speciale. Gli uomini di adesso amano le storie brevi e senza impegno.
E così Martina ha un sacco di tempo libero. Per questo ha deciso di iscriversi ad un corso di pasticceria. Le terrà impegnata la mente a non pensare ai problemi della libreria. E poi imparare a fare dolci renderà meno amara la sua condizione di sfigata ultratrentenne single.
La sua fermata è vicina. Si alza per andare alla porta quando il convoglio fa una brusca frenata che la fa precipitare addosso ad un ragazzo con una sporta in mano. Immediatamente si sente un crack e dal sacchetto fuoriescono profumate nocciole.
“Oh, le chiedo scusa!” esclama desolata.
Il ragazzo si rialza senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Rimette nel sacchetto le nocciole guardandole seccato.
“Mes noix. Italiens stupides. »
Martina resta lì attonita, finché un vecchietto non le offre la sua mano per aiutarla a rialzarsi. Ancora sconvolta dal comportamento del ragazzo, accetta l’aiuto dell’anziano e raggiunge con passo svelto l’uscita della metro e la scuola dove avranno luogo le lezioni.
Entra e si sistema, guardandosi un po’ attorno ma del professore, lo chef Pierre Duragne, nessuna traccia. In classe cominciano ad essere tutti impazienti finché sulla porta compare un ragazzo moro, con i riccioli neri e la carnagione scura, dove spiccano due profondi e vivaci occhi azzurri.
A Martina viene quasi un colpo nel riconoscere chi è: il cafone su cui è caduta addosso nella metro!
“Chiedo scusa per il ritardo ma ho dovuto ricompare le nocciole. L’ingrediente principale per la ricetta che prepareremo stasera: i baci di dama.”
Scritto da Giulia Morandi
Immagini realizzate dall’artista ©Sakka