La principessa era diventata triste.
«È il peso del dovere», dicevano alcuni.
«È la responsabilità della corona», dicevano altri.
«È prigioniera del castello», dicevano altri ancora.
Ma non era niente di questo. I pranzi con gli ambasciatori, le cene di palazzo, le visite di pretendenti, i viaggi nei territori confinanti… Niente sembrava avere più senso.
Era malata di novità, nient’altro.
Ogni rituale era vecchio di secoli: si era sempre fatto così, e così si sarebbe dovuto fare per gli anni a venire. Ogni più piccola cosa che voleva portare dentro alla sua vita doveva essere approvata dal vecchio saggio.
Venne un giorno a corte un giovane principe che, prima che i maggiordomi potessero dire «La Signora è servita» per iniziare il banchetto, offrì ai commensali un liquore strano, un vino aromatizzato con erbe.
Versò la bevanda alla pensierosa ragazza dicendole «Ecco, prima che s’inizi, di un rosso antico vi riempirò la coppa. Io sono il principe degli aperitivi!».
Era la scossa che lei aspettava, ricambiò lo sguardo del principe con il suo più bel sorriso e tutti videro che la gioia era tornata sul suo volto e sembrava proprio che niente l’avrebbe più oscurato.
Ma, in quel momento, il capo dei vecchi saggi gridò: «Fermi tutti!». E volle analizzare il liquore per approvare o meno la novità.
La principessa tornò cupa in volto e due lacrime rigarono il suo bel viso.
In quel momento il saggio disse: «Questo vino nuovo sembrerebbe troppo nuovo perché la tradizione lo approvi… Però il suo colore è di un rosso… per così dire… antico. E il suo gusto caldo e rassicurante. Il principe degli aperitivi è il benvenuto!».
Scritto da Antonio Galuzzi
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Per contenere questo speciale liquore d’artemisia, il “principe degli aperitivi”, l’unico in grado di consolare una principessa triste, si decise di creare una edizione limitata di bottiglie.
Dovevano essere bottiglie speciali, adatte ad essere presentate ad una corte: per disegnarle fu scelto l’artista più famoso del periodo chiamato Salvador Dalí, che creò 3 bottiglie di vetro dal celeste al blu intenso.
Attenzione! perchè le stampe originali di queste bottiglie furono distrutte nel 1972 affinchè nessuno potesse più produrle, pertanto oggi queste opere d’arte numerate sono molto rare e di gran valore, ricercate dai collezionisti d’arte di tutto il mondo.
Ma cosa contenevano veramente queste bottiglie?
Un vino aromatizzato nato alla fine del ‘700 alla corte dei Savoia e subito diventato bevanda irrinunciabile per l’aristocrazia europea dell’epoca. Fu chiamato Vermouth dal suo inventore.
Sapevate che il Vermouth fu inventato in Italia?
Rosso Antico si inserisce in questa lunga tradizione: un vermouth – o vermut – nato nel 1962 dalla distilleria di Jean Buton, che nell’anno 1820 (stampato sulla bottiglia classica) si trasferì a Bologna fondando la prima distilleria italiana a vapore. Attualmente è prodotto nello stabilimento di San Lazzaro di Savena (BO) di proprietà del Gruppo Montenegro.