Il cameriere entra per primo nella stanza appoggiando i bagagli e invitandolo ad accomodarsi.
L’uomo entra e si dà un’occhiata attorno. La stanza è decisamente carina e dal balcone si gode della vista spettacolare del golfo di Sorrento. Dà una mancia all’inserviente ringraziandolo, e questi gli chiede inevitabilmente un autografo.
Lucio non si nega e dopo qualche istante regala una dedica allo zelante cameriere.
Quando è solo esce a guardare il mare azzurro e il sole alto nel cielo. Respira a pieni polmoni l’aria salmastra del golfo, chiude gli occhi e ascolta il vociare dei viandanti in una lingua che lui adora: il napoletano.
Dovrà restare in quell’albergo per un paio di giorni, finchè la sua imbarcazione, la Catarro, non sarà riparata.
La sera scende per la cena nella sala ristorante e incontra i proprietari dell’Hotel che lo intrattengono con un aperitivo. “Se più tardi voleste deliziarci con la vostra musica ne saremmo onorati!” afferma il padrone dell’albergo accompagnandolo al suo tavolo.
“Sapete che anche Enrico Caruso è stato ospite da noi?” aggiunge.
Lucio si stupisce e vuole saperne di più.
“Ha alloggiato proprio nella vostra stessa Suite poco tempo prima di mancare. Adorava ammirare il panorama del golfo dalla terrazza e durante il giorno dava lezioni di canto ad una giovane ragazza che voleva diventare tenore”.
Enrico Caruso è stato uno dei più grandi cantanti d’opera italiani del Novecento. Il suo talento e la sua voce straordinaria l’hanno portato dall’essere un semplice operaio nella Napoli di inizio secolo ad esibirsi nei più prestigiosi teatri d’Europa e del Nord America. Era stato inoltre il primo a intuire l’importanza di incidere le sue canzoni su dischi da ascoltare in ogni luogo.
Lucio si sente onorato di ciò.
Dopo la cena si esibisce in un paio di canzoni, e poi decide di risalire in camera. Ma non va subito a letto, preferisce sedersi a contemplare la notte sulla terrazza.
In lontananza le luci di una nave da crociera illuminano l’orizzonte mentre soffia una brezza fresca. Ad un certo punto però, il sonno lo coglie all’improvviso e comincia a sognare.
Sogna un uomo seduto ad un pianoforte e una giovane ragazza che gli si avvicina mettendogli la testa sulla spalla. L’uomo le sorride, si schiarisce la voce e comincia a cantare una canzone in cui le dichiara il suo amore eterno. La ragazza lo osserva mentre una lacrima comincia a rigarle la guancia. Finita la melodia lui si alza e l’abbraccia forte.
Lucio si sveglia di colpo e dopo qualche istante si avvicina al pianoforte della sua camera, quello stesso pianoforte che anche l’Enrico Caruso del suo sogno aveva suonato, e comincia a provare una melodia.
La mattina successiva Lucio Dalla rilegge la canzone che ha composto. La intitola Caruso.
Scritto da Giulia Morandi