Era un sabato di fine ottobre.
Giulio e Fabrizio dovevano discutere del nuovo progetto: il palazzo nel quartiere di Cinecittà. Si erano dati appuntamento al solito ristorante, un posto confortevole arredato in stile moderno. Al centro di ogni tavolo c’era un vasetto di vetro trasparente che conteneva una Rosa Rossa.
Avevano già finito di mangiare. Giulio era alquanto soddisfatto perché avevano definito la maggior parte dei dettagli. Quando arrivò il cameriere a chiedere se volessero prendere un caffè o qualcos’altro da bere, – Per me un Molinari… – disse Fabrizio, – … con la mosca mi raccomando! – aggiunse scherzando. Giulio dopo averci pensato un po’ su esclamò: – Si, anche per me un Molinari, con ghiaccio -.
Il cameriere portò due bicchieri. In quello di Giulio fluttuavano alcuni cubetti di ghiaccio, in quello di Fabrizio galleggiavano tre
chicchi di caffè (le cosiddette mosche). Tre chicchi per scaramanzia. Come si faceva nei lussuosi bar di via Veneto negli anni della Dolce Vita. Giulio contemplò il colore trasparente del suo liquore prima di sorseggiarlo. Quel sapore dolce profumato d’anice gli portò alla memoria i giorni d’estate passati a Civitavecchia a casa degli zii, quando era bambino. Dopo pranzo sua zia portava al tavolo un vassoio con alcuni bicchierini di vetro e una bottiglia di sambuca Molinari. Qualche volta suo cugino Claudio, che era più grande di lui, gliene faceva assaggiare un poca di nascosto.
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì una voce femminile alla sua sinistra chiamarlo: – Giulio? –
Quando si girò rimase interdetto per qualche secondo.
– Laura! –
Era Laura! La sua vecchia compagna di classe del liceo. Portava un vestito nero elegante e tra i capelli aveva una Rosa Rossa, forse quella del centrotavola.
– Sì! Sono qui con un’amica. Mentre passavo ti ho riconosciuto. Come stai? –
– Io bene, grazie. Saranno 10 anni che non ci vediamo! Ti trovo molto bene… – e indicando il suo amico aggiunse: – Questo è Fabrizio, un mio collega. Lavoriamo in uno studio di architettura qui vicino. E tu cosa fai? –
– Io scrivo sceneggiature per il teatro. Ho lavorato per un po’ a Pisa, ma ora ho trovato un posto qui a Roma… sono tornata giusto da poco -, ma vedendo che la sua amica la stava aspettando disse: – Adesso devo proprio andare. Mi ha fatto piacere rivederti, magari avremo occasione di incontrarci più avanti –
– Certo! Anche a me ha fatto piacere rivederti –.
Finì l’ultimo sorso di Molinari e appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo prima di alzarsi seguito da Fabrizio.
Mentre camminava sul marciapiede del Lungotevere diretto a casa ripensò a quella giornata, alquanto strana. Una giornata di ricordi e di sorprese inaspettate.
Scritto da Matilde Vallenari
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