Lo chef Pierre si aggira guardingo tra i tavoli osservando con sospetto ogni cosa che fanno i suoi alunni. Ogni tanto lo si sente imprecare in francese tra sé e si avventa su qualcuno che sta impastando la farina e lo zucchero troppo lentamente oppure qualcun altro che nello sciogliere il cioccolato fondente lo sta bruciando.
“Ci vuole amore quando si cucina!” rimprovera “Bisogna avere rispetto degli ingredienti. Queste nocciole e queste mandorle che mettete nell’impasto portano con sé un sapore che renderà perfetto il momento in cui metterete in bocca il vostro dolce. Questo biscotto che andiamo a preparare allieterà la vostra pausa caffè o la vostra colazione prima di affrontare una dura giornata di lavoro.”
Martina osserva quel burbero chef. E non può che rendersi conto di quanto sia bello e di tutta la passione che ci mette nel prendere le mandorle e annusarle, nell’accarezzare l’impasto.
“Dietro ad ogni ricetta c’è una storia. Volete conoscere quella di questi biscotti?”
La classe, nonostante i rimbecchi, è rapita dal ragazzo e risponde all’unisono di sì.
Palazzo Reale di Torino, 1852
In casa Savoia fervono i preparativi per l’importante cena di stasera, data in onore di Camillo Benso Conte di Cavour, che è stato nominato presidente del consiglio del Regno. Il re Vittorio Emanuele II ha espressamente chiesto ai propri cuochi di creare un dolce dal sapore diverso. Lo fa perché a tavola saranno presenti molte dame che lui vuole stupire, ovviamente.
Ma al giovane Rainerio tutto questo non importa perché questa sera l’unica cosa che conta è che vedrà ancora più da vicino la donna di cui è innamorato. Madama Matilde Margherita Graffagni di Chivasso, dama di compagnia della regina Maria Adelaide. Un angelo biondo dagli occhi verdi e il vitino da vespa che il giovane pasticcere dei Savoia ha incontrato l’estate prima nella residenza reale di Racconigi.
Ogni notte sogna di baciarne le labbra carnose, immaginando che ogni bacio sia più dolce del cioccolato e buono come le nocciole del Piemonte. Ed è proprio pensando a lei e a quello che gli suscita che crea il dolce che quella sera avrebbe conquistato tutti commensali. Prepara con zucchero, farina di mandorle e nocciole un biscotto croccante. Poi ne intinge un lato nel cioccolato caldo e lo unisce all’altro.
Dopo aver messo le palline su un vassoio d’argento, ne prende alcune furtivamente per lasciarle davanti alla porta della stanza della dama.
A cena, al momento del dessert, il re ne è entusiasta e vuole sapere chi sia l’autore. Il pasticcere timidamente si avvicina al sovrano, che gli chiede il nome del gustoso dessert.
“Baci di dama. Poiché nella vita non vi è cosa più dolce.”
Scritto da Giulia Morandi
Immagini realizzate dall’artista ©Sakka